BASILICA DI S. VINCENZO E BATTISTERO DI S. GIOVANNI IN GALLIANO
Cantù - Domenica 28 marzo
La basilica di S. Vincenzo con l’annesso Battistero di San Giovanni, è uno tra i più importanti edifici romanici della
Lombardia. Si erge sul colle di Galliano e fu, per qualche secolo, pieve di Cantù. Proprio per la sua posizione strategica,
la collina di Galliano fu abitata fin dall’epoca pre-romana da popolazioni di origine gallo-celtica. Alcune lapidi di epoca
celtica, dedicate alle Matrone, testimoniano come Galliano si caratterizzasse fin dalle origini come luogo di culto. Nel IV
secolo, con l’evangelizzazione della Lombardia ad opera del vescovo Ambrogio, la comunità cristiana edificò una prima chiesa ad aula unica. Galliano
divenne capo-pieve e, tra il VII e l’VIII secolo, la chiesa venne ampliata. L’inizio del secondo millennio rappresentò per Galliano un momento straordinario.
Ariberto da Intimiano, futuro vescovo di Milano, venne nominato custode della basilica e si fece promotore dell’opera di rinnovamento e decorazione
dell’edificio. A opera completata, il 2 luglio 1007, Ariberto consacrò la basilica e la dedicò a S. Vincenzo. Nel XII secolo Cantù conobbe un forte sviluppo
ed il nucleo di Galliano venne progressivamente abbandonato. Iniziò così la fase del degrado che vide la basilica trasformata in magazzino, e poi in casa
colonica, fino alla sconsacrazione. La devozione popolare per l’immagine della Madonna del Latte, affrescata nella cripta, riuscì a preservare la basilica
di Galliano come luogo di culto Nel 1907 la basilica divenne proprietà di Giuseppe Foppa Pedretti. Agli inizi del ‘900 la basilica di Galliano venne inserita
nell’elenco ufficiale dei monumenti nazionali. Nel 1909 l’edificio venne venduto al comune di Cantù. Iniziò così il recupero della basilica e venne avviata
una lunga fase di restauri. Nel 1934 l’edificio fu riconsacrato dal cardinale Schuster e nel maggio del 1986, dopo una serie di interventi conservativi, la
basilica fu riaperta al culto.
GLI AFFRESCHI della basilica di Galliano sono considerati il più vasto e importante ciclo di affreschi murari dell’epoca ottoniana nell’Italia settentrionale.
Essi sono opera di un ignoto maestro che, incaricato da Ariberto di affrescare la basilica, unì nella sua opera la cultura orientale di Bisanzio e lo stile
occidentale tardo antico. La parte della basilica più preziosamente affrescata è senza dubbio il catino absidale. Al centro del grande affresco superiore è
raffigurata l’immagine di Cristo racchiusa in una mandorla. Attorno a lui sono dipinte le figure degli angeli e dei profeti.Gli affreschi dell’emiciclo inferiore
dell’abside sono invece dedicati alla narrazione del martirio di San Vincenzo di Saragozza, martire a cui è dedicata la basilica.
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